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- Contrada di Piazza: piazza Buozzi, la piazza ducale, e il Duomo di San Flaviano
Descrizione
Dopo la distruzione del centro medievale di Castel San Flaviano alla foce del fiume Tordino, il duca Giulio Antonio Acquaviva fondò attorno al 1471 una nuova città poco lontano ma più in alto sul colle. Fortificata per divenire "porta e difesa" del Regno di Napoli e presidio a difesa dell'Adriatico, nuovo confine della cristianità, il duca e condottiero le diede il suo nome: Giulia.
Luogo prescelto per concerti ed eventi, come il Festival Internazionale
di Bande Musicali e Majorettes, la piazza è diventata da qualche anno
luogo di vivace ritrovo con l'apertura di ristoranti, enoteche e birrerie, alcune delle quali dispongono di terrazzi panoramici sul mare. La sera, con l'illuminazione della cupola del duomo, la piazza vive di un'atmosfera unica.
Sulla piazza dalla caratteristica forma a lama di coltello,
ideata come lo scenario in cui doveva manifestarsi la grandezza della
dinastia Acquaviva, si affaccia il palazzo ducale con il torrino verso
il mare e la Collegiata o Duomo di San Flaviano, simbolo della città.
Originariamente dedicato a Santa Maria in piazza, dalla straordinaria
pianta centrale sormontata da un’alta cupola, il duomo costriuto
interamente in cotto tra il 1471 e il 1525, è un monumento unico
nel Quattrocento adriatico ed è il centro del piano urbanistico di
Giulia, un’autentica “città ideale del Rinascimento”. Di fronte alla collegiata sorge il palazzo ducale:
costruito sul punto più basso della città, non in posizione dominante,
il palazzo si affaccia sul pendio dove si erge ancora il piccolo
torrione ducale. La facciata, un tempo probabilmente coronata da merli,
si mostra secondo una modifica di inizio Novecento.
L'interno del duomo, pesantemente spogliato alla metà
del Novecento della sua decorazione cinque-sei-settecensca per una
campagna di ripristino che ha purtroppo colpito molti monumenti della
regione, è suddiviso in due spazi sovrapposti. L'ingresso della chiesa inferiore, detta comunemente "cripta",
si trova sulla piazza Buozzi e originariamente era posto sotto
all'ingresso della chiesa superiore, come si vede tamponato
successivamente. L'interno dell'ambiente sotterraneo è un ottagono
scandito da pilastri a forma di freccia che dividono un corridoio
esterno, un deambulatorio, e una zona interna ancora ottagonale e
coperta da una caratteristica volta a forma di ombrello. Sulle pareti accanto all’ingresso sono ancora presenti due affreschi
seicenteschi con la Natività e il Battesimo di Cristo. Quest’ultimo
copre in parte un affresco di fine Quattrocento con un angelo riferibile
ai modi della bottega di Carlo Crivelli.
L’aula superiore della collegiata, alla quale si accede tramite un’ampia scalinata, è un ottagono scandito da nicchie e coperto dalla grande cupola,
eco dei mausolei classici e dei martirologi e dei battisteri cristiani.
Le aperture del lanternino e del tamburo diffondono una morbida luce
dall’alto. Le nicchie e l’arco dell’altare maggiore ospitano opere di scultura contemporanea figurativa come il grande crocifisso bronzeo e la Madonna col bambino in marmo e travertino, realizzati da Venanzo Crocetti
(Giulianova, 1913 – Roma, 2003), tra i grandi scultori del Novecento
italiano, autore della Porta dei Sacramenti della Basilica di San Pietro
in Vaticano. Il fonte battesimale e il Crocifisso tra la Vergine e san
Flaviano, sono opera di un’altro noto scultore, Francesco Coccia
(Palestrina, 1902 – Crans-Montana, 1981), autore del monumento del
sacrario dei martiri delle Fosse Ardeatine di Roma. Presso l’altare di
destra è collocata l’immagine di san Flaviano, scultura lignea del XVII secolo. Sulle pareti sono inoltre presenti delle opere a carboncino raffiguranti la Via Crucis del famoso artista Aligi Sassu (Milano, 1912 – Pollença, 2000).
Il Duomo custodisce inoltre il Tesoro della Collegiata:
opere d'arte che vanno dalla grande stagione dell’oreficeria teramana
del Trecento, passando al Rinascimento con il reliquiario di San
Flaviano, donato dal duca Andrea Matteo Acquaviva d’Aragona e da
Isabella Piccolomini, fino alle preziose suppellettili dell’argenteria
napoletana del Settecento.