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La città nel Medioevo: la chiesa di Santa Maria a mare o dell'Annunziata

Via dell'Annunziata



Descrizione

Dove oggi si trova il quartiere a Sud della città, a poca distanza dal fiume Tordino, sulla piana tra il colle e la linea di costa, un tempo molto più ravvicinata rispetto a quella attuale, sorge la chiesa di Santa Maria a mare, detta dell'Annunziata. Nella tarda antichità quest'area, che doveva far parte dell'abitato romano di Castrum Novum Piceni, colonia fondata dai romani attorno al 290 a.C., venne a trovarsi fuori dalle mura della città di Castel San Flaviano, arroccata sul vicino colle.
Le notizie più antiche su Santa Maria a mare si collocano attorno all'anno 1.000. Fondata a poca distanza dalle strutture portuali e dunque in stretto rapporto con l'imbarco dei pellegrini e dei soldati in partenza per la Terra Santa, la chiesa, luogo sicuro per i vescovi aprutini che vi trovavano rifugio e poi appannaggio della nobile famiglia degli Acquaviva d’Aragona, scampata alle distruzioni delle guerre (si pensi al bombardamento al termine della Seconda Guerra Mondiale), si presenta interamente in mattoni secondo l'ampliamento del XIV secolo e mancante purtroppo della sua parte terminale e probabilmente della torre campanaria.
Spicca sulla facciata il portale in pietra risalente al 1.300 circa. Sul modello strutturale e compositivo del portale meridionale del duomo di Atri, opera del maestro Raimondo del Podio e della sua bottega, la porta è decorata da rilievi e sculture che rimandano a culture artistiche diverse e sarà da modello per altri simili nella provincia, come quello di Penne. Al centro, al di sopra dell’architrave in marmo, è collocata l’elegante immagine scolpita della Madonna sul trono con il bambino, opera di un maestro padano. A questo maestro sono anche da riferire le “misteriose” formelle del sottarco che ritraggono scene stragavanti: una metafora del percorso che il fedele deve compiere dallo stato più terreno e brutale alla sete della verità simboleggiata dall’acqua. I capitelli, i fregi e i leoni sono invece di matrice classicista e dunque federiciana.
L'interno è a due navate, ritmato da pilastri e arcate, e presenta delle tamponature lungo un fianco: si trattava in origine dell'accesso ad un ambiente per la custodia delle reliquie.
Divenuta chiesa annessa al convento dei padri passionisti, il luogo ospitò la sosta di san Gabriele dell’Addolorata nella notte dell’otto luglio 1859, durante il viaggio del giovane verso Isola del Gran Sasso d’Italia.